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06.06.2025

Il Consiglio federale trae i giusti insegnamenti dalla crisi di CS, ma il pacchetto normativo è stato ulteriormente inasprito, appare sovraccarico e in alcune parti è addirittura dannoso per la Svizzera

Dichiarazione dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) in merito all’apertura della procedura di consultazione sull’Ordinanza sui fondi propri e ai punti essenziali per l’emendamento della Legge sulle banche  

Con le proposte presentate in data odierna il Consiglio federale traduce in pratica gli importanti insegnamenti tratti dalla crisi del CS, in modo da rafforzare ulteriormente la stabilità della piazza finanziaria svizzera. 

In particolare, a rivestire un ruolo centrale sono le misure seguenti:  

  • Liquidità: la crisi di CS ha portato alla luce una serie di vulnerabilità sul versante dell’approvvigionamento di liquidità. L’ampliamento e la destigmatizzazione dell’approvvigionamento di liquidità da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) per tutti gli istituti, di concerto con la proposta di introduzione di un «Public Liquidity Backstop» per le banche di rilevanza sistemica, colmano le lacune esistenti nel dispositivo di sicurezza.
  • Management: il collasso di CS si è verificato a causa di una malagestione protrattasi per anni nonché della conseguente perdita di fiducia nei confronti dell’istituto. In prospettiva futura, l’introduzione mirata di responsabilità chiaramente definite per il management tramite un «Senior Managers Regime» così come il recepimento dei principi di retribuzione in seno al dispositivo legislativo potranno evitare incentivi errati e abusi.

Il pacchetto di misure così presentato appare tuttavia sovraccarico e oltrepassa i limiti del necessario. Rispetto al rapporto del Consiglio federale dell’aprile 2024, il numero delle nuove disposizioni normative è salito da 22 a 28. L’ambito di applicazione dei provvedimenti così definiti è stato inoltre esteso alle attività di corporate governance. In questo ambito non vediamo alcuna necessità di adeguamento per la maggior parte delle banche. A una crisi imputabile a colpa propria di un singolo istituto si reagisce infatti con un’ondata normativa che va a colpire indistintamente tutte le banche. Molte delle misure proposte hanno infatti solo un’esigua attinenza con le cause effettive del tracollo di CS.  

Misure estreme danneggiano la Svizzera 

Varie delle misure prospettate finiscono per andare decisamente fuori strada e rischiano di indebolire la piazza finanziaria e l’economia svizzera, peraltro in un contesto caratterizzato da crescenti rivalità sul piano geopolitico e da una diffusa tendenza alla deregolamentazione a livello internazionale. Un’evoluzione in tale direzione deve essere evitata a ogni costo. Questa tendenza si palesa in modo particolarmente evidente nel proposto inasprimento dei requisiti di capitalizzazione a carico di UBS, che ora risultano ancora più estremi rispetto a quanto indicato nel rapporto del Consiglio federale del 2024. Tali parametri non seguono alcuno standard internazionale e nel raffronto con gli altri centri finanziari risulterebbero enormemente più elevati. La falla nel quadro normativo che ha contribuito al tracollo di CS non risiedeva peraltro nei requisiti di capitalizzazione troppo bassi, bensì nelle ampie eccezioni applicate a riguardo così come nelle valutazioni eccessive degli attivi. Gli insegnamenti mirati da trarre dall’episodio consistono quindi in primis sia nell’eliminazione di tali eccezioni in prospettiva futura, sia nell’individuazione di un approccio adeguato e affidabile per la definizione dei metodi di valutazione.  

«La Svizzera si è affermata nel tempo come una piazza finanziaria forte anche grazie a un quadro normativo proporzionato ed efficace. Proprio in un momento storico caratterizzato da punti di svolta a livello globale e tensioni geopolitiche, nel cui contesto affidabilità e credibilità vanno acquistando una valenza sempre maggiore, non possiamo permetterci di indebolire inutilmente la nostra posizione economica. Ma proprio questa sarebbe invece la conseguenza di alcune delle proposte avanzate dal Consiglio federale. Dobbiamo nutrire l’ambizione di individuare una regolamentazione lungimirante, che sia proporzionale ed efficace e al contempo contribuisca a conservare la nostra forza economica».

Marcel Rohner, Presidente dell’ASB

La Svizzera è stata chiamata già in passato a gestire numerose situazioni di crisi, rispondendo sempre con oculatezza e regolamentazioni mirate. Anche dopo la crisi di CS, i principi di efficacia e proporzionalità devono pertanto restare le linee guida fondamentali da seguire. Il concetto di proporzionalità significa che differenze come ad esempio dimensioni, profilo di rischio, forma giuridica e modello di business devono essere prese in considerazione in modo coerente nella definizione della regolamentazione bancaria futura. 

Forte della sua solidità economica e portata globale, la piazza finanziaria svizzera vive della propria pluralità, sostenuta da banche orientate al mercato interno, banche private ed estere, nonché da una grande banca. Ed è proprio questa forza che occorre mantenere, senza fiaccarla con un’asfissiante ondata normativa. 

L’ASB sottoporrà a un vaglio accurato le proposte presentate in data odierna dal Consiglio federale.

«Le proposte volte a migliorare l’approvvigionamento di liquidità, rafforzare la responsabilità manageriale e sviluppare una politica di remunerazione sostenibile dimostrano che il Consiglio federale ha colto i giusti insegnamenti dalla crisi di CS. Tuttavia, il pacchetto normativo appare sovraccarico e in alcune parti risulta addirittura dannoso. Requisiti di capitalizzazione estremi non risolvono i problemi, bensì ne creano di nuovi. Se le banche sono chiamate a detenere una quota di capitale proprio nettamente più elevata, si restringe automaticamente il volume dei crediti che possono essere erogati e i costi del capitale aumentano. Così, in ultima analisi, una simile dinamica ha ripercussioni per tutti noi. E a pagare il conto finale a causa di una rarefazione e un rincaro dei crediti e dei servizi sono imprenditrici, imprenditori e clienti». 

Roman Studer, CEO dell’ASB

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