L’Associazione svizzera dei banchieri plaude a riforme mirate, ma dice «no» con forza a un’ondata normativa e a soluzioni estreme
Zurigo, 26 settembre 2025 – Nella sua presa di posizione in merito alla prevista modifica dell’Ordinanza sui fondi propri e ai parametri di riferimento per il pacchetto legislativo presentati dal Consiglio federale il 6 giugno 2025, l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) plaude all’obiettivo di rafforzare ulteriormente la stabilità della piazza finanziaria elvetica. L’Associazione accoglie con favore e sostiene una serie di insegnamenti mirati tratti dalla crisi di Credit Suisse, come il miglioramento della garanzia di liquidità e la definizione di responsabilità ben chiare, ma è contraria a un’ondata normativa su larga scala, a soluzioni estreme e a iniziative unilaterali sul piano internazionale. L’ASB sottolinea che un equilibrio tra stabilità del sistema e concorrenzialità è decisivo affinché la piazza finanziaria ed economica svizzera possa rafforzarsi anziché, piuttosto, indebolirsi.
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La crisi di Credit Suisse ha reso evidente la necessità di un intervento sul piano normativo. L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) si esprime a favore di misure mirate, in grado di contribuire al rafforzamento della stabilità della piazza finanziaria. Il pacchetto di interventi proposto dal Consiglio federale è tuttavia eccessivo, sproporzionato e non sufficientemente focalizzato. Tali proposte mettono infatti a repentaglio il delicato equilibrio tra stabilità di sistema e concorrenzialità internazionale.
Insegnamenti mirati invece di un’ipertrofia normativa generalizzata
L’ASB saluta con favore il previsto miglioramento dell’approvvigionamento di liquidità in scenari di crisi. Tutte le banche devono poter accedere in modo rapido e senza formalità burocratiche alla liquidità della Banca nazionale svizzera (BNS). Anche l’integrazione nel diritto ordinario della garanzia in caso di dissesto a favore della BNS («Public Liquidity Backstop») senza ulteriore indennizzo forfetario rappresenta un passo importante in tale direzione.
L’ASB sostiene inoltre l’ampliamento della capacità di liquidazione delle banche di rilevanza sistemica, con particolare riferimento all’aumento del margine di manovra e all’allargamento del ventaglio di opzioni di liquidazione. Anche le responsabilità devono essere regolamentate in modo chiaro e univoco al fine di promuovere la certezza del diritto e una cultura del rischio consapevole. L’ASB si esprime quindi a favore dell’introduzione di un regime di responsabilità («Senior Managers Regime»), a condizione che esso venga attuato in modo adeguato, proporzionale e senza formalismi burocratici. Occorre inoltre ancorare a livello legislativo i principi di retribuzione al fine di evitare incentivi con effetti distorsivi.
No a un’ondata normativa per le piccole banche
Il pacchetto di misure non può e non deve degenerare in un’ondata normativa di portata capillare. I principi di adeguatezza e proporzionalità vanno garantiti con la massima coerenza. Circa la metà delle misure proposte troverebbe infatti applicazione anche per le banche di piccole e medie dimensioni, nonostante le stesse non siano complesse né rappresentino un rischio per la stabilità del sistema. Le nuove disposizioni creano invece costi fissi che gravano in modo sproporzionato proprio sugli istituti più piccoli. Il quadro normativo deve essere quindi improntato al rischio effettivo e alle diverse peculiarità delle singole banche. Per una maggioranza preponderante degli istituti non sussiste quindi alcuna necessità di adozione di requisiti supplementari.
Le scelte solitarie sul piano normativo mettono a repentaglio la concorrenzialità
La crisi di Credit Suisse ha evidenziato chiaramente che il problema non erano tanto i requisiti di capitalizzazione troppo bassi, quanto piuttosto le deroghe. L’insegnamento specifico che si può trarre dalla vicenda è quindi quello di escludere in futuro tali eccezioni invece che inasprire oltremodo i requisiti di capitalizzazione, ad esempio per quanto riguarda la copertura tramite fondi propri delle partecipazioni estere. Questo «Swiss Finish» proposto dal Consiglio federale travalica di gran lunga l’obiettivo auspicato. Le scelte normative solitarie andrebbero sempre evitate, in quanto generano costi inutili, gravano sull’economia reale e mettono a repentaglio la capacità degli istituti svizzeri di restare competitivi a livello internazionale.
L’ASB respinge con veemenza in particolare gli inasprimenti a livello di ordinanza previsti nella procedura di consultazione attualmente in corso: nella valutazione di voci di bilancio specifiche, come ad esempio software e posizioni fiscali latenti derivanti da discrepanze temporali, viene proposto un trattamento estremamente restrittivo che va ben oltre gli standard internazionali e che non trova applicazione in misura analoga in nessun altro ordinamento giuridico rilevante. Di conseguenza lo «Swiss Finish» verrebbe esteso in misura abnorme, la comparabilità internazionale diventerebbe impossibile e la concorrenzialità della piazza finanziaria svizzera verrebbe indebolita in maniera significativa. Per la funzione di sopportazione del rischio degli strumenti di capitale AT1, l’ASB richiede modifiche sostanziali alle corrispondenti disposizioni a livello di ordinanza sia per garantire la commerciabilità di tali strumenti e la loro comparabilità internazionale, sia per rafforzarne la capacità di assorbimento delle perdite. Per quanto riguarda l’approntamento delle informazioni sulla situazione di liquidità dei singoli istituti, sono necessari una netta riduzione, un’opportuna precisazione e uno scaglionamento su base differenziata dei requisiti specifici.
Stato di diritto anziché diritti di intervento discutibili
L’ASB invoca una focalizzazione sugli strumenti esistenti della FINMA in luogo della costituzione di nuove competenze, peraltro preoccupanti dal punto di vista dello stato di diritto. Misure come i divieti di esercizio della professione in caso di violazione delle direttive interne o l’introduzione di ulteriori sanzioni amministrative sono prive di un chiaro nesso specifico con la problematica e risulterebbero quindi sproporzionate. Ciò che davvero occorre è un chiaro ordinamento procedurale che garantisca lo stato di diritto e l’adeguatezza, non un ampliamento di diritti di intervento quantomeno discutibili.
Serve una visione globale di ampio respiro
Un quadro normativo responsabile presuppone l’analisi completa e approfondita di tutte le misure e delle loro interdipendenze: soltanto un’approfondita valutazione di impatto della regolamentazione garantisce il rafforzamento della stabilità finanziaria senza gravare inutilmente sulla concorrenzialità della piazza finanziaria e sull’economia reale.
Al momento non è ancora disponibile alcuna valutazione di impatto della regolamentazione.